Un mercato da circa 200 milioni di euro e che a fine anno dovrebbe più che raddoppiare con un numero di `svapatori´ (così si chiama chi usa le sigarette elettroniche o `e-cig´) che passerebbe dagli attuali 400.000 a circa 1 milione. Ma è solo l'inizio. Perché in Italia i fumatori tradizionali di «bionde», incalliti o meno, sono circa 12 milioni. E i produttori delle e-sigarette credono fortemente nella potenzialità del fumo elettronico e nella ridotta nocivita' delle e-cig rispetto alle sigarette.
Quanto il fenomeno sia in crescita lo dimostra anche il recente dibattito in occasione della Legge di Stabilità. Un emendamento puntava infatti ad equiparare la vendita di e-cig a quelle tradizionali. Poche righe ma di grande impatto: «qualsiasi dispositivo meccanico o elettronico, che abbia la funzione di succedaneo dei prodotti di tabacco sia assimilato ai tabacchi lavorati e sia soggetto alle disposizioni in materia di distribuzione, detenzione e vendita». Imponendo quindi le stesse accise, i divieti di vendita vari, ecc. Ma i produttori si sono rivoltati e l'emendamento è stato cassato. è chiaro però che un mercato in ascesa così `ghiotto´ tornerà al centro dell'attenzione politica. Con prevedibili futuri interventi.
I produttori lo sanno. E, ad esempio Massimiliano Mancini, titolare della FlavourArt (che produce le essenze) e presidente dell'associazione di categoria ANaFe, si propone come interfaccia delle istituzioni per arrivare in tempi brevi ad una regolamentazione. Anche perché - spiega - «è pur vero che lo Stato ci perde con minori accise ma vogliamo mettere quanto risparmia in termini di minori cure per danni fumo-correlati? In più incassa con l'Iva e le tasse che pagano i nostri imprenditori senza contare le ricadute sull'occupazione e sul territorio, dove attività commerciali allo stremo stanno vivendo nuova vita». Una rete ora piccola ma in costante crescita: 7-8 aziende di produzione, 1.500 negozi, 5.000 addetti tra produzione e commercializzazione e ordini che non riescono ad essere più evasi per la quantità di richieste decisamente superiore all'attuale capacità produttiva. E i numeri degli altri paesi gli danno ragione: in Germania gli `svapatori´ sono già 2 milioni, in Grecia, nonostante la crisi 400.000 e negli Usa si stima che a fine 2013 il giro d'affari legato alle e-cig raggiunga 1 miliardo di dollari. Ma fa male »svapare»? «Sicuramente - risponde Mancini - si richiedono altre valutazioni, ma la crescente bibliografia scientifica mondiale e l'entusiasmo degli svapatori globali sta confermando che siamo sulla buona strada nell'ottica e negli obbiettivi sanitari del `Tobacco harm reduction´».
Il Thr - spiega - è un obiettivo dato da istituzioni ed enti scientifici a livello globale per offrire sul mercato alternative meno nocive del tabacco fumato (tipo lo Snus Svedese che si mette sotto le labbra). In pratica è un alternativa allo smettere completamente, offrendo appunto metodi diversi, meno dannosi. In particolare le e-cig «non servono per smettere di fumare, ma per fumare in maniera diversa. Ma - sostiene ancora Mancini - «la nicotina usata nei liquidi dei produttori più seri, è della qualità migliore, ovvero altamente raffinata, ove le componenti native e nocive del tabacco (nitrosammine) sono rimosse dai processi di purificazione». Insomma la guerra alle bionde tradizionali è aperta.
LaStampa.it
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