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martedì 19 febbraio 2013

Sigarette elettroniche, già 1500 negozi

Una situazione caotica e senza regole. Ma la diffusione cresce in modo quasi esponenziale. Il problema della nicotina prodotta in parte in Cina. E lo Stato teme di perdere miliardi dalla mancata vendita di tabacchi
di ELENA DUSI

Mentre la maggior parte delle sigarette elettroniche viene fabbricata in Cina (dove sono state inventate nel 2003, ma oggi sono vietate), i flaconi di nicotina sono in parte prodotti in Italia. "Qualità e prezzo sono molto variabili" spiega il comandante dei Nas di Torino, MicheleTamponi. "Si va dai 70-80 euro per un chilogrammo di nicotina liquida proveniente dalla Cina, fino a un massimo di 500-600 euro. Ma nei negozi ogni flacone viene venduto a un prezzo medio di 5,5-6 euro".

La produzione italiana da sola riesce a coprire solo metà dei bisogni. "Il consumo giornaliero per i 2 milioni di "svapatori" italiani è di 300mila flaconi - calcola Tamponi - ma nel nostro paese vengono confezionati 150mila flaconi. Da dove proviene la quota mancante? In buona parte viene acquistata su Internet. Anche i negozi a volte si riforniscono tramite la rete. E in quel mercato le regole sono totalmente inesistenti, né le leggi italiane ci permettono di oscurare siti con sede all'estero". 

Il mercato delle sigarette a vapore nel nostro paese, secondo i dati dell'Anafe (Associazione nazionale fumo elettronico), toccherà nel 2013 i 350 milioni di fatturato. I 1.500 negozi specializzati danno lavoro a 4mila addetti tra produttori e venditori. Se un pacchetto di sigarette di tabacco costa attorno ai 5 euro, per fumare le elettroniche si può mettere in conto un budget che parte dai 350 euro all'anno, apparecchio incluso. Provando a fare una stima, lo stato con le sigarette elettroniche rischia di perdere fra i 2 e i 3 miliardi di introiti l'anno. Nell'Europa a 27, l'Ecita (Electronic Cigarette Industry Trade Association) stima che il mercato abbia toccato i 400-500 milioni di euro di volume (e l'incompatibilità con i dati Anafe fa capire quante incertezze ci siano anche dal punto di vista finanziario), con una crescita del 20-30% al mese.

Sul fronte degli "svapatori", gli ultimi dati di Eurobarometro indicano che il 7% dei cittadini europei ha provato almeno una volta la sigaretta elettronica. I dati italiani della Doxa sono in linea con la media del continente: in Italia il 7,3% delle persone ha sperimentato la nicotina vaporizzata. Le ricerche su Google (anche a causa delle poche certezze sugli effetti per la salute) tra gennaio 2008 e settembre 2012 hanno superato quelle per tutti gli altri metodi anti-tabagismo. Euromonitor International, società specializzata in studi di mercato, parla di 2 miliardi di dollari di giro d'affari mondiale. Il sorpasso ai danni di cerotti e altri metodi per smettere di fumare (2,4 miliardi di dollari) è dietro l'angolo. E le stesse ditte produttrici di tabacco come Lorillard e Swisher International hanno comprato alcuni marchi di sigarette e sigari elettronici.

"Siamo un settore in grande crescita, togliamo clienti ai tabaccai. Diamo fastidio. è chiaro che tutti ci vogliono attaccare" dice Massimiliano Mancini, presidente dell'Anafe e dell'azienda FlavourArt che ha sede a Oleggio, in provincia di Novara. "Ma in realtà possiamo fare del bene alla società. E siamo i primi ad accettare regole nuove, purché siano adatte al nostro tipo di prodotto. Non siamo tabacco e non siamo medicinali. Siamo un prodotto nuovo e chiediamo una legislazione specifica".

Il far west europeo - secondo una tabella della Commissione Europea - registra 14 paesi che sono orientati a trattare la nicotina vaporizzata come prodotto medicinale (fra cui Francia e Germania), mentre gli altri procedono in ordine sparso, con le disposizioni più varie a proposito di etichette, avvisi di rischio per la salute e divieto di uso nei luoghi pubblici (imposto in 5 paesi, fra cui la Gran Bretagna).

Ma perché la sigaretta elettronica attrae tanto? Secondo un sondaggio online citato nella direttiva della Commissione Europea, su 3.500 "svapatori" il 92% cerca un aiuto per smettere di fumare o diminuire il numero di sigarette. L'84% ritiene anche che la nicotina vaporizzata sia meno tossica del tabacco tradizionale. "Nella nostra sperimentazione sui pazienti - spiega Cipolla - usiamo sigarette elettroniche, ma solo senza nicotina. La dipendenza al fumo infatti ha una forte componente gestuale. Su quella puntiamo, e con buoni risultati. La nicotina infatti è una sostanza troppo dannosa: dal punto di vista farmacologico è 20 volte più potente dell'eroina".

In Italia l'uso sigaretta elettronica in ristoranti, treni e uffici è particolarmente caotico e il sistema "regole zero" impera. "Abbiamo avuto segnalazioni sull'uso anche in chiesa" racconta Roberta Pacifici, coordinatrice dell'Osservatorio fumo, alcol e droga dell'Istituto Superiore di Sanità "Ci sono voluti dieci anni di legge Sirchia per allontanare le sigarette dai luoghi pubblici. Ora rischiano di tornarci prepotentemente". E le conseguenze non hanno tanto a che fare con la natura del vapore rilasciato nell'aria (la cui tossicità, se pure esiste, non è neanche lontanamente paragonabile a quella del fumo di tabacco). "Sappiamo benissimo che il fumo si diffonde per imitazione, soprattutto tra gli adolescenti" spiega Francesco Blasi, pneumologo all'università di Milano e presidente dell'European Respiratory Society. "Il 75% degli attuali fumatori ha iniziato prima dei 18 anni e il 94% prima dei 25. L'attrattiva sui giovani è un elemento che non possiamo sottovalutare" insiste Paola Testori Coggi. Per Blasi "gli effetti sulla salute sono ancora poco studiati. Dal punto di vista respiratorio, non è impossibile che causino infiammazioni ai bronchi. I dati che abbiamo presentato al nostro ultimo rapporto di Vienna mostravano degli effetti non trascurabili sulla funzione respiratoria". 

Il far west, per finire, fa infuriare chi vende sigarette normali e ha visto tra 1 e 2 milioni di clienti spostarsi verso il mercato delle elettroniche. Il presidente della Federazione Italiana Tabaccai, Giovanni Risso, vede rosso: "Non sappiamo dove sbattere la testa. Se si va avanti così, rischiamo di chiudere in pochi anni. I Monopoli di Stato non sono in grado di dirci se possiamo vendere sigarette elettroniche oppure no. E noi non sappiamo come regolarci. Cosa devo dire ai miei associati che mi chiedono indicazioni? Alcuni vendono sigarette elettroniche nonostante il rischio di una multa".

Il capitolato d'oneri per la vendita di generi di monopolio, che tutti i tabaccai devono rispettare, all'articolo 16 vieta infatti la vendita di "prodotti o sostanze atte a surrogare i tabacchi". "In questa partita - si scalda Risso - il ministero della Salute non parla. I Monopoli non parlano. Ma se la nicotina è un veleno, le regole devono valere per tutti. Noi scriviamo chiaramente sui pacchetti che fumare fa male. Perché sulle sigarette elettroniche non è scritto nulla? Forse non contengono nicotina anche loro?"


 repubblica.it
 

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