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sabato 26 settembre 2020

🛴 Boom monopattini in Italia

Forte aumento nelle vendite nei primi 7 mesi del 2020

Complice il clima estivo, la voglia di mobilità sostenibile e i timori legati al Coronavirus, tra gennaio e luglio 2020 c’è stato un boom di vendite per il comparto E-Mobility. Secondo le rilevazioni GfK sono stati venduti in totale oltre 125.000 unità nei canali della Tecnologia di consumo e il valore del mercato è cresciuto del +140%.

Le strade italiane si riempiono di monopattini elettrici, quindi, secondo i dati di GfK, anche se il traguardo è stato raggiunto in ritardo rispetto ad altri paesi europei. La nuova tipologia di mezzo si è diffusa grazie anche ai servizi di sharing ma, stando ai nuovi dati rilasciati, pare che molti italiani abbiano preferito compiere l'acquisto per sperimentare nuovi modi di spostarsi  in città.

Secondo i dati GfK, in Italia il comparto E-Mobility (che comprende monopattini elettrici, skateboard elettrici, hoverboard e one wheel) ha registrato nei primi 7 mesi del 2020 una crescita a valore del +140%, rispetto allo stesso periodo del 2019. La tipologia di prodotto di gran lunga più venduta è stata quella del monopattino elettrico, che negli ultimi mesi ha occupato oltre il 90% del comparto. Sono escluse da questo perimetro le biciclette elettriche e a pedalata assistita.

Complessivamente, tra gennaio e luglio 2020 sono stati vendute oltre 125.000 unità. Il picco di vendite si è registrato nel mese di luglio (+52,6% a unità) ma il trend in forte crescita ha caratterizzato tutto il periodo successivo al lockdown, complice sia il clima estivo, sia probabilmente la voglia di dotarsi di nuovi mezzi di trasporto individuali (quindi più sicuri sul fronte del contagio) ed ecologici. Un ulteriore stimolo alle vendite è sicuramente arrivato anche dal Bonus Mobilità 2020, che si applica anche all'acquisto di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica acquistati a partire dal 4 maggio 2020.

Nel periodo considerato, il prezzo medio di vendita dei dispositivi per la mobilità elettrica è stato di 320 euro, in forte crescita rispetto allo stesso periodo del 2019, quando si attestava a 193 euro.

GfK ha ottenuto questi numeri raccogliendo in maniera continuativa i dati di vendita dei Technical Consumer Goods in oltre 70 Paesi in tutto il mondo attraverso la metodologia Retail Panel. I numeri rilasciati si basano sui dati di sell-out riferiti al canale Mass Market (Ipermercati, Supermercati, Cash & Carry, Mercatoni), Consumer Electronic Store, Canali specialisti IT e vendite online. Il periodo considerato è quello compreso tra gennaio e luglio 2020.

di Nino Grasso (Hwupgrade.it)

domenica 20 settembre 2020

Giocare al famoso gioco di carte UNO

UNO è un gioco di carte non collezionabili statunitense prodotto da Mattel e creato da Merle Robbins nel 1971. Il classico gioco di carte in cui si devono abbinare colori e numeri.

Carte d'azione speciali e carte jolly per rendere più movimentato e rivoluzionare il gioco.
Usate le Carte Baratto per scambiare le vostre carte con quelle di un avversario.
Scrivete le vostre regole di gioco sulle carte jolly personalizzabili!

I giocatori fanno a turno abbinando una delle proprie carte con la carta scoperta in cima al mazzo in base al colore o al numero. 

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Obbiettivo del Gioco UNO
Essere in ogni round il primo giocatore a scartare tutte le carte, totalizzando punti in base alle carte rimaste in mano ai vostri avversari. I punti dei diversi round saranno sommati e vincerà il primo giocatore a totalizzare 500 punti.

martedì 15 settembre 2020

🎮 PS5 - Sony ha seri problemi di produzione

Secondo un report di Bloomberg verranno prodotte meno Playstation 5 del previsto: Sony contava di metterne sul mercato 10 milioni entro la fine di dicembre e 15 milioni entro la fine di marzo, ora invece si parla di 11 milioni di pezzi entro la fine di marzo.

Secondo il report il problema è il processore custom che equipaggia la PS5, costruito in collaborazione con AMD e prodotto da TSMC con tecnologia a 7 nanometri: il rendimento della produzione sarebbe vicino al 50%, questo vuol dire che ogni due processori prodotti uno non è adatto ad essere utilizzato.


Il report va a nostro avviso preso molto con le pinze: TSMC sta già lavorando a 5 nanometri e non si capisce come possa avere un rendimento così basso su un processo produttivo rodato e collaudato. Tuttavia il rendimento dipende anche da come Sony ha disegnato il suo SoC e da come ha gestito le eventuali abbondanze: nessun processore esce perfetto, lo sappiamo, e proprio per questo vengono aggiunti elementi “di scorta” che permettono di raggiungere le specifiche di target.

Sony non ha rivelato troppi dettagli sul suo processore, al contrario di Microsoft che ha fornito con precisione tutte le informazioni, pertanto non è possibile sapere quante Compute Unit siano effettivamente presenti sul processore. Ufficialmente sono 36, ma potrebbe essercene 40 o 42, proprio perché potrebbero esserci blocchi non funzionanti di riserva. La GPU, e lo si può vedere dalla foto del processore di Xbox, occupa praticamente più della metà della superficie del processore ed è quindi l’elemento più soggetto, per una pura questione di percentuali, ad eventuali problemi.

Disegnare un processore non è semplice: c’è un determinato spazio da sfruttare e sulle nuove console Microsoft e Sony hanno dovuto sfruttarlo al meglio. Ogni elemento “di scorta”, inserito per precauzione, toglie spazio ad un componente attivo che contribuisce ad aumentare la potenza del processore stesso.

Se prendiamo per vero il reportage di Bloomberg, vorrebbe dire che Sony ha fatto previsioni azzardate, ipotizzando un rendimento ben superiore, e ora si trova con un processore su due non utilizzabile. Possibile che una azienda così grande ed esperta, con l’appoggio anche di AMD e TSMC, abbia fatto un errore simile di pianificazione? Lo riteniamo davvero poco probabile.

Una cosa è certa: produrre questi processori, nonostante i 7 nanometri, non è affatto semplice ed è un po’ il motivo che ha spinto Microsoft a creare Series S.

Lo abbiamo scritto in tempi non sospetti: l’operazione Series S, tra tutti i vantaggi che offre a livello di prezzo, permette anche a Microsoft di usare quei processori che non sono utilizzabili su Series X.

Microsoft potrebbe avere avuto lo stesso problema di produzione di Sony, tuttavia al posto di buttare via un processore ogni due prodotti ha deciso di usarlo per la sua console meno potente.

di Roberto Pezzali (DDay.it)

venerdì 11 settembre 2020

‘Non ce nè Coviddi’, adesso è una star su Instagram

“Buongiorno da Mondello”. Esordiva così la “carriera” mediatica di Angela Chianello, ignara bagnante siciliana, raggiunta dalle telecamere di Barbara d’Urso per un’intervista in spiaggia post-lockdown. E’ il tardo maggio, finalmente s’inizia a tornare alla normalità dopo una quarantena durata oltre due mesi. In Sicilia già il clima consente i primi bagni al mare e nella località turistica del palermitano si trova con la sua famiglia anche l’autrice di quello che diverrà un tormentone estivo che non scorderemo facilmente. La donna non indossa la mascherina e l’inviata di Canale 5 le chiede perché. La risposta è sincera, quanto indisponente: “non ce n’è Coviddi”, con il nome del virus foneticamente storpiato secondo l’inclinazione dialettale.

Il web impazzisce. La frase viene utilizzata per creare pezzi musicali nuovi e inserita in altri famosi. In tutto lo Stivale, diventa espressione per rivendicare o addebitare ad altri il negazionismo sulla pandemia. Vuoi offendere un avversario politico? Usi come incipit o chiosi la tua dissertazione con un “non ce n’è Coviddi”.

Per Angela, però, i primi giorni non sono facili. Sul suo profilo Facebook viene insultata e offesa in vari modi, alcuni arriveranno ad augurarle di beccarsi il virus e a minacciare di morte lei e la famiglia. Perché sul web è tutto esagerato, anche il buon pensionato di Caserta o la massaia di Bressanone si sentono autorizzati a trasformarsi in quel che non sono, usando linguaggio e fattezze simil-mafiosi.

Il successo social

L’estate scorre un po’ così, tra la paura dei contagi e la voglia di mettersi alle spalle il periodo buio di marzo-maggio.

“Non ce n’è Coviddi” diventa il marchio per chi voglia sdrammatizzare la situazione o esorcizzare le paure, specie in vista della ripresa autunnale, e chi intende sfogare il proprio disgusto per la sottovalutazione altrui dell’allarme. Fatto sta che pochi giorni fa Angela intuisce che il suo potenziale mediatico sia tutt’altro che esaurito e decide di sbarcare anche su Instagram, il social delle foto, affollato da influencer veri e presunti, oltre che da una miriade di morti di fama.

Entro 24 ore dalla registrazione, la signora da Mondello raggiunge già i 100 mila follower. Ieri, il conteggio risultava salito a oltre 175 mila follower. Il web si divide ancora e si scatena pro e contro la neo-influencer a sua insaputa. “Possibile che superi i follower di Piero Angela?”, si chiede un nutrito gruppo di internauti, che invita a seguire il celeberrimo divulgatore scientifico, un po’ come per segnalare che la rete non sia solo roba da ignoranti.

Intanto, diverse trasmissioni televisive amplificano il successo social di Angela, interrogandosi con dibattiti semi-seri e altri pretenziosamente chic sulle ragioni di tanta fama. C’è chi si straccia le vesti dinnanzi a tanti “sciocchi” che seguono una sconosciuta assurta alle cronache estive per una frase – per i più – infelice, c’è chi ridimensiona il tutto a una consueta onda mediatica, per la quale non sembra necessario disperarsi e scrivere trattati di sociologia.

Italia divisa da una frase

Sì, perché i follower non equivalgono ai “like”, trattandosi molto più prosaicamente di persone che seguono una persona o un personaggio anche solo per riderci su, se non per prenderlo in giro o per condividerne sul telefonino le stravaganze. Nessuno si strappi i capelli per l’inutilità degli studi compiuti o per gli scarsi risultati di anni di carriera in campi di analisi di un certo livello, perché il successo di Angela, molto probabilmente passeggero, non toglie spazio ad altri. E’ la semplice risposta di un web a caccia di ironia, di quattro facili risate e di spensieratezza.

Angela e il suo “non ce n’è Coviddi” è stata involontariamente risucchiata in una storia più grande di lei, in quei dibattiti grotteschi e strumentali, per cui bisogna dividersi e dividere tra buoni e cattivi anche dinnanzi a una tragedia come la pandemia. Non è lei né il problema, né il sintomo di un problema, semmai lo è la pesantezza di certa Italia, che ormai non sa farsi nemmeno una grassa risata e pretende di dare lezioncine di morale a tutti, un po’ per uscire dal proprio anonimato e convincersi di essere qualcuno. In fondo, in milioni vorrebbero essere popolari come Angela, anche se facendosi uscire una frase intelligente. Non trovandola, sfogano la frustrazione su chi ha avuto l’impudenza di salutare le telecamere dalla spiaggia di Mondello. E i follower salgono!

Giuseppe Timpone (investireoggi.it)

martedì 8 settembre 2020

🎮Fortnite Bannato su Apple Store

Un mese fa la Epic Games dichiarava guerra a Google e Apple e alle tassazioni dei loro store. Ad oggi questa situazione sembra tutto tranne che finita, con Apple che ha deciso di bannare Fortnite dal proprio store per almeno un anno!

La risposta della Apple arriva in seguito alla richiesta di Epic Games di reinserire il gioco nello store iOS, almeno fino alla data della prima udienza.
Questa richiesta nasce perché la casa di sviluppo di Fortnite ha riscontrato una perdita di oltre il 60% degli utenti iOS, causandogli un vero e proprio crollo economico!


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Apple ha sorpreso tutti, inizialmente infatti si era resa disponibile nel reinserimento del gioco Battle Royale nel proprio store, a patto che la Epic accettasse il 30% di tassazione. Evidentemente le evoluzioni legali del caso hanno cambiato le carte in tavola e fatto cambiare idea ad Apple.

Nessuno, forse nemmeno la Epic, si aspettava che la sua mossa del mese scorso avrebbe portato a una battaglia legale così lunga e causato così tanti danni economici!

Voi che ne pensate? Continuate a seguirci per rimanere aggiornati sulla vicenda e per non perdervi nessuna news del mondo dell’esport!

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csitalia.org

martedì 1 settembre 2020

🧁 Sac à poche: che cos’è

La sac à poche, detta anche tasca da pasticcere, è uno strumento molto utilizzato in cucina, in particolare in pasticceria per decorare le torte, i biscotti, il cioccolato e molto altro. Trovarle nei negozi, però, è complicato. Per fortuna, fare una sac à poche in casa non è così difficile: basta utilizzare della carta da forno e delle forbici, oppure un sacchetto di quelli per congelare gli alimenti in freezer. 

La sac à poche è uno degli strumenti che permette a qualsiasi pasticcere di potersi sbizzarrire nelle decorazioni di torte, cupcake e dolcetti.

Scegliere il beccuccio

Se decidete di utilizzare la sac à poche è perché volete decorare in modo particolare qualche dolcetto, quindi è molto importante scegliere il giusto beccuccio da utilizzare.

Oltre alla scelta del beccuccio è importante scegliere la dimensione e il materiale: i beccucci per sac à poche sono generalmente realizzati in metallo oppure in plastica e possono avere diverse forme.

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