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sabato 18 luglio 2020

Chiara Ferragni agli Uffizi come la Venere di Botticelli

 La considerano un «mito per milioni di followers» e fin qui nessun problema. Lo è oggettivamente. Ma quando l’account Instagram delle Gallerie degli Uffizi ha definito Chiara Ferragni «una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social», apriti cielo. Nel senso della polemica. La regina del marketing sul web e imprenditrice digitale da 20 milioni di followers due notti fa era agli Uffizi. Non come turista, ma come modella, per un servizio fotografico per Vogue Hong Kong. «È stato il momento migliore per visitare il museo» ha commentato, scherzando per l’orario notturno. Ma anche per invitare i suoi milioni di seguaci — ecco l’operazione di marketing voluta dagli Uffizi — ad andarci al museo. 


Marketing

Il sempre più attento servizio marketing delle Gallerie, sull’onda di una comunicazione per immagini sempre più «rock» del direttore Eike Schmidt, ha colto la palla al balzo e, commentando una sua foto di fronte alla Nascita di Venere di Botticelli ha azzardato un paragone — visto che «i canoni estetici cambiano nel corso dei secoli» — che ha fatto discutere per tutto il giorno il mondo del web. Il paragone con Simonetta Vespucci, la «nobildonna di origine genovese, amata da Giuliano de’ Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico e idolatrata da Sandro Botticelli, tanto da diventarne sua Musa ispiratrice» che a quel dipinto-icona ha dato il volto. Paragonare Ferragni alla Vespucci ha prodotto il risultato aspettato: 330 mila like e mille commenti entusiasti per il post della Ferragni agli Uffizi e 21 mila like e 1.500 commenti di tenore preponderantemente in senso opposto per il post degli Uffizi con la Ferragni. «Il mito di Chiara Ferragni, diviso fra feroci detrattori e impavidi sostenitori, è un fenomeno sociologico che raccoglie milioni di seguaci in tutto il mondo, fotografando un’ istantanea del nostro tempo» scrive su Instagram il museo diretto da Eike Schmidt. Ma il mondo dei commentatori si è diviso in due: chi critica scrive sotto il post degli Uffizi, chi apprezza sotto il post della Ferragni. Come in una partita a tennis dove però ogni tifoseria entra in uno stadio diverso dall’ altra. Quasi a voler dimostrare che la cultura cosiddetta «alta» e il mondo degli influencer non si incontrano nemmeno quando l’influencer va dalla cultura. E quest’ ultima si fa «influenzare».

Questione di followers

Uno dei primi commenti è della fiorentina Sandra Gesualdi, candidata per Liberi e Uguali alle scorse politiche: «Ma come si fa ad accostare la Venere e la Primavera alla Ferragni? Su. Siete i social degli Uffizi non di una marca di costumi». Il successivo, di Alberto Pisano, sfiora gli 800 «like»: «Capisco la crisi e la vostra gioia di entrare nel mondo social in maniera continua e costante ma se pensate di aumentare i followers con lei, beh credo che il livello si abbasserebbe di molto». Oltre settecento per La Setta dei Poeti Estinti di cinematografica memoria: «Roba da matti questo post. Se anche gli Uffizi corrono dietro a Chiara Ferragni, ragazzi stiamo messi molto male...». Ancora: 550 per Roberta che agli Uffizi dà dei «pazzi»: «Avete coperto questo capolavoro mettendo un soggetto che rappresenta tutt’ altro. È un insulto a Botticelli». Più pesante ancora Raffypanina secondo cui «Botticelli è resuscitato solo per suicidarsi». A difesa della influencer di moda si schiera invece il sindaco Dario Nardella, che sceglie Twitter per dire la sua: «C’è gente che riesce a criticare Chiara Ferragni anche se visita un museo. Ma stiamo scherzando? Per noi sarà sempre benvenuta. E anzi, in un momento così difficile, ben venga chiunque voglia supportare la nostra cultura e condividere con il resto del mondo i tesori di Firenze». Anche se la maggior parte dei commentatori concentra l’attenzione sul significato vero dell’operazione: il marketing. Nel bene e nel male. Quelli «nel male» la definiscono «marchetta acchiappa follower». 

Edoardo Semmola (Corriere.it)

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