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mercoledì 15 luglio 2015

I 10 padiglioni più belli di Expo 2015

è normale provare una sensazione di straniamento la prima volta che si arriva a Expo: il posto è davvero enorme, i padiglioni e le cose da vedere sono potenzialmente tantissime, visitarle tutte in un giorno è impossibile. E quindi ci si chiede: da dove cominciare? Questa è una breve guida per tutti quelli che non sono ancora stati a Expo e vogliono capire cosa bisogna davvero vedere; ma anche per chi ci è già stato e vuole scoprire se ha saltato dei padiglioni che erano invece imperdibili. I dieci padiglioni consigliati qui sotto – dieci perché in una giornata difficilmente si riesce a vederne di più tra code e caldo, e questi sono tra i più affollati – non sono in ordine di importanza.

 
1. Il padiglione dell’Austria
è un bosco, di fatto: si percepisce il cambio di temperatura rispetto al Decumano – ci sono circa 5 gradi in meno rispetto all’esterno – e non per l’aria condizionata ma grazie al naturale effetto rinfrescante delle piante, che producono 62,5 chilogrammi di ossigeno all’ora. è un modo perfetto per allontanarsi dal caos di Expo e rilassarsi tra piante e scritte a LED, come “Nature Reloaded” (“La natura si ricarica”) e “We Grow Air” (“Noi produciamo aria”).

2. Il padiglione della Svizzera
Non aspettatevi un padiglione bello a vedersi – forse è uno dei più spogli e meno accattivanti dall’esterno – ma è quello che ha avuto l’idea più azzeccata di tutta l’Esposizione: i visitatori possono prendere gratuitamente dalle quattro torri riempite di cibo (con mele, sale, caffè e acqua) tutto quello che vogliono, ma se ne prendono troppo non resterà nulla per chi viene dopo. Una metafora che racconta il messaggio di Expo in modo semplice ma molto diretto.

3. Il padiglione del Marocco
Una delle più belle sorprese tra i padiglioni nazionali: può non sembrare un granché da fuori, ma è una delle tappe obbligatorie. Spiega benissimo le profonde differenze tra le varie zone del Marocco, è basato sull’olfatto e sulla percezione da parte dei visitatori della temperatura – freschissima all’ingresso, dedicato alla parte Mediterranea, caldissima all’uscita, dedicata al Grande Sud del paese – e ha installazioni molto scenografiche. All’uscita si può comprare un bicchiere di tè alla menta, buono e rinfrescante.

4. Il padiglione del Giappone
è uno dei più tecnologici di Expo – c’è per esempio una stanza buia che viene illuminata da immagini e luci proiettate sulle pareti formate da specchi (tramite una nuova tecnologia di projection mapping), in cui viene ricreato in modo molto scenografico l’ambiente tipico delle risaie giapponesi – ma non dimentica la tradizione locale. Lo spettacolo finale del ristorante del futuro è un po’ kitsch: fa divertire i bambini, ma può essere simpatico anche per gli adulti.

5. Il padiglione del Regno Unito
In pratica è un non-padiglione, visto che è formato soltanto da una struttura in acciaio e da un ingresso all’aperto che spiega il senso del progetto. Ma è sicuramente un non-padiglione molto bello da vedere, con i suoi 170mila pezzi diversi che sono stati trasportati dal Regno Unito in Italia separatamente, per poi essere assemblati a Expo. Si possono fare moltissime foto, perfette per Instagram, e propone una soluzione di abitazione sostenibile per il futuro ispirandosi agli alveari.

6. Il padiglione della Corea del Sud
è incentrato sulle nostre abitudini alimentari sbagliate – all’ingresso si possono vedere installazioni dedicate all’obesità e all’eccessivo consumo di cibo in scatola – e ha una bellissima parete ricoperta dai nomi dei piatti più famosi del mondo. Ci sono due robot che mostrano su due schermi verdure e alimenti sani, che dovremmo consumare per stare bene. Vale la pena assaggiare il kimchi, uno degli alimenti principali della Corea, a base di verdure fermentate e spezie.

7. Il padiglione del Brasile
In realtà il padiglione di per sé non è un granché all’interno, ci sono alcune installazioni interessanti e poco più, ma la rete del Brasile è una delle attrazioni più apprezzate (già un milione di visitatori in due mesi), sia dai bambini che dagli adulti. La passeggiata sulla rete sospesa sopra alle piante tipiche brasiliane simboleggia in teoria la varietà di tradizioni, paesaggi, culture e cibi che caratterizza il paese, ma soprattutto è divertente.

8. Il padiglione degli Emirati Arabi Uniti
C’è un video in 3D che spiega come le esperienze delle generazioni passate sono molto importanti anche nel presente, c’è una stanza dedicata alla prossima Expo che si terrà proprio negli Emirati Arabi, a Dubai nel 2020. Ma la cosa più bella è passeggiare all’interno del padiglione: sembra davvero di camminare nel deserto, se si alza lo sguardo si vede il cielo che contrasta con il rosso mattone delle pareti, che riproducono con apposite scanalature la superficie delle dune vere, acquisita con scansioni 3D.

9. Il padiglione Zero
è il primo padiglione per tutti quelli che arrivano a Expo dall’entrata Ovest di Triulza (con la metropolitana) ed è idealmente il primo da visitare, per entrare nello spirito dell’evento: all’interno si fa un viaggio attraverso la storia alimentare dell’uomo, dagli inizi a oggi. La finta biblioteca che i visitatori si trovano davanti appena entrati è molto d’impatto: simboleggia la memoria dell’umanità sull’alimentazione. Poi c’è una parete con tutti i principali semi del mondo e un impressionante “muro digitale” che raccoglie le fluttuazioni dei valori degli alimenti.

10. Il padiglione dell’Angola
è interessante innanzitutto scoprire che l’Angola è in grado di finanziare un padiglione così bello (quasi tutti gli stati africani hanno optato per un quasi anonimo mini padiglione all’interno dei Cluster tematici) perché negli ultimi dieci anni ha avuto una crescita economica fortissima, basata principalmente sul petrolio e sui diamanti. Oltre alle belle installazioni contenute all’interno, che spiegano la cultura e l’alimentazione angolana, vale la pena entrare in questo padiglione per salire sulla terrazza, la più alta di Expo, da dove si può ammirare il Decumano dall’alto.
 
Fonte: ilpost.it

venerdì 10 luglio 2015

Expo 2015, per la prima volta Carne Coccodrillo

Lo Zimbabwe mette in vendita i "Crocoburger" ottenendo la deroga speciale. Il console garantisce: "Grande qualità e niente grassi". Fuori da Rho è ancora vietata la commercializzazione
 
Mangiare carne di coccodrillo in Italia: da oggi si può. Dove?

Ovviamente all'Expo, nel Cluster dei tuberi e dei cereali. Merito dello Zimbabwe che ha aperto il corner per la preparazione e la vendita dei Crocoburger: hamburger di coccodrillo serviti tra le due classiche fette di pane e corredate di melanzane, zucchine, peperoni e salsa di Baobab con peperoncino. La pietanza viene proposta in menù con patate arrosto e un succo di Baobab al costo di 15 euro. Si tratta di una vendita possibile grazie alle deroghe previste per Expo, e autorizzata dopo le analisi zooprofilattiche sulla carne condotte a Brescia. Attualmente, lo Zimbabwe ha portato in Italia per il proprio spazio a Expo 1 tonnellata di carne di coccodrillo proveniente da un allevamento nei propri confini nazionali da 200mila coccodrilli all'anno, ma già sono pronte altre quantità.
 
 
GARANZIA — "Questa è una carne leggera, che non ha grasso e di grande qualità - ha detto il console dello Zimbabwe, Georges El Badaoui - e le analisi zooprofilattiche condotte a Brescia per noi non sono state un fastidio, ma una piacevole conferma della sua bontà. Questa carne viene da Kariba, città sul lago creato a partire da una diga fatta dagli italiani". Del resto nelle locandine che pubblicizzavano la messa in commercio (limitato all'Expo) del nuovo prodotto, si spiegava che "la carne di coccodrillo contiene meno grassi del pollo, è ricca di proteine ed è anche amica del cuore, per i suoi bassi livelli di colesterolo. E secondo la medicina tradizionale cinese può curare raffreddori e asma".

FUTURO — Il console ha spiegato che l'Italia è ormai tra i pochissimi Paesi che non consentono l'ingresso e la commercializzazione della carne di coccodrillo, ma stando a quanto riferisce qualcosa si starebbe muovendo. Intanto, accanto all'hamburger preparato in loco, presso lo spazio dello Zimbabwe si possono trovare anche altri prodotti che sarebbero già pronti per il mercato italiano, come i filetti di carne di coccodrillo, che sono stati abbinati a prodotti regionali italiani come le arance di Sicilia e i pomodori pachino. Per la produzione si starebbe già pensando a aziende specializzate in tonno o pesce perché, è stato spiegato, la lavorazione della carne è molto simile.
 
Fonte: Gazzetta.it

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