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venerdì 15 novembre 2013

Snapchat e il ragazzo che ha detto no a Facebook

"Tre miliardi di dollari sono pochi per la mia App"
 
Evan Spiegel a ventitre anni ha rifiutato di vendere la sua applicazione di messaggi istantanei a Mark Zuckerberg nonostante l'offerta da capogiro. Ecco perché 

DUE anni fa, i compagni di classe alla Stanford University deridevano la sua velletaria idea di creare una nuova applicazione di messaggi istantanei. E chissà cosa avranno pensato ieri quando Evan Spiegel, ventritre anni appena compiuti, ha rifiutato di vendere la sua Snapchat a Facebook, il più diffuso social network al mondo, nonostante la stratosferica offerta di 3 miliardi di dollari. Snapchat fa gola ai colossi del web, lo vuole anche Google. Ma per ora non sembra è in vendita.

La notizia, rivelata dal Wall Street Journal, indubbiamente incuriosisce: cosa avrebbe  spinto Facebook a tentare quella che sarebbe stata l'acquisizione più costosa nella storia di Facebook, superando di gran lunga (il triplo) quella di Instagram, il social network per condividere le foto comprato un anno fa a "solo" 1 miliardo di dollari. E cosa rende così preziosa la compagnia creata dal giovane studente?  La differenza tecnica con gli altri sistemi di messaggio istantaneo è che con Snapchat si può selezionare la durata dei messaggi. Le foto e i video condivisi tramite l'applicazione infatti, hanno una scadenza e dopo un tempo prestabilito si cancellano automaticamente. 




Una trovata molto apprezzata dai teenager, che utilizzano la app per scambiarsi foto e messaggi divertenti o a sfondo sessuale (il cosiddetto sexting), senza lasciare traccia. Proprio quegli adoloscenti che, secondo le indagini di mercato, negli ultimi mesi sembrano essersi stancati di Facebook e stanno cercando nuovi social network. Ecco perché Mark Zuckerberg ha avvicinato il quasi coetaneo Evan proponendogli l'acquisizione. Ma oltre al genio informatico i due giovani in comune hanno anche il senso degli affari e una smisurata ambizione. Che ruota attorno a un numero preciso: 400 milioni, cioè il totale delle foto caricate su Facebook ogni giorno. Perché dovrei cedere Snapchat adesso che ha un traffico di circa 350 milioni - è la scommessa di Evan - quando potrei raggiungere quota 400 milioni e trattare in una posizione di forza con il colosso di Menlo Park? Un azzardo, certo, che tuttavia sembra funzionare.

E pensare che l'idea di Snapchat è frutto di un caso: due anni fa Evan stava lavorando insieme all'amico Bobby Murphy a una app da presentare come progetto per un esame. Una sera, un compagno di classe si stava lamentando con loro davanti al suo smartphone: "Vorrei che queste foto che sto inviando alla mia ragazza scomparissero". Pochi giorni dopo, nel settembre del 2011 era nata la prima versione di Snapchat: Picaboo. Nonostante lo scetticiscmo dei colleghi, due anni dopo l'applicazione creata da Spiegel nel soggiorno del padre, secondo i dati del Pew Research Centre, ha superato i cinque milioni di utenti al giorno ed è stata scaricata da almeno il 9% degli smartphone statunitensi, un quarto nella fascia di età più sensibile, cioè tra i 18 e i 29 anni.

Numeri che hanno suscitato l'interesse non solo di Facebook. Secondo alcune voci  del mondo degli affari riportate dal sito Valleywag, il sito di ecommerce cinese Tencent Holdings, avrebbe addirittura messo sul tavolo quattro miliardi di dollari. E dopo la porta chiusa in faccia a Zuckerberg, nelle trattative sarebbe entrata anche Google, quantomeno per infastidire i rivali di Facebook. Ma, almeno per quest'anno, ormai sembra difficile una svolta.


Repubblica.it


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