Cerca nel blog

martedì 17 dicembre 2013

Corea: una cura per i videogiochi

Seul vuole una legge ad hoc per imporre un coprifuoco più severo e per creare un fondo per curare i dipendenti dal gioco. L'industria videoludica non ci sta e promette battaglia

I videogame provocano dipendenza e devono quindi essere equiparati a stupefacenti, alcol e gioco d'azzardo. Videogiocare è una libera scelta e nessuno può regolarla, anche perché in tal modo l'industria ludica sarebbe azzoppata. Visioni che si contrappongono nella società civile iperconnessa coreana, con polemiche a bizzeffe e l'eco delle proteste che oltrepassano i confini nazionali e arrivano in Europa e USA riproponendo l'annosa questione relativa al pericolo dipendenza causata da prolungate e quotidiane sessioni davanti al monitor. 

Certo è che, per quanto insidiosa, la deriva europea/statunitense è ancora ben lontana dagli standard toccati nel sud-est asiatico, dove la questione è diventata ormai di pubblico dominio. La situazione più bollente si vive appunto in Corea del Sud, uno dei paesi più all'avanguardia nelle infrastrutture dedicate al web, dove lo sfrenato ricorso ai giochi online e i relativi, orridi, misfatti compiuti da giovanissimi e adulti hanno costretto il governo a varare una singolare legge per vietare ai minori di 16 anni di giocare in rete durante le ore notturne (dalle 24 alle 6). Un provvedimento che non ha dato i frutti sperati, tanto che lo stesso governo è propenso ad estendere il coprifuoco, portandolo dalle 22 alle 7 del mattino, ma soprattutto a far passare la legge sulle quattro grandi dipendenze: droga, alcol, gioco d'azzardo e videogame. 

Se genitori, gruppi religiosi e medici sono concordi nel sostenere la necessità di regolamentare il settore, a far aumentare la rabbia dei giocatori e dei produttori è il progetto mirato a creare cliniche per disintossicarsi dal gioco, che sarebbero finanziate con il versamento dell'1 per cento sul totale delle entrate di ogni società videoludica. Una percentuale irrisoria, che in un paese dove l'industria del gioco guadagna dalle royalty di oltre 680 milioni di dollari ogni anno, si trasforma in una discreta somma. 

Soldi a parte, il nocciolo della questione riguarda la posizione del governo, chiamato all'intervento da genitori incapaci spesso di controllare i figli. Necessità rilanciata dai costanti episodi di cronaca nera causati dall'abuso di giochi: dalla coppia che ha lasciato morire la propria figlia di due anni, ai giovani che per giocare trascurano famiglia, scuola, amici e interessi finendo spesso in pessime condizioni psicologiche. Un fenomeno diffuso e pericoloso che secondo l'ultimo studio annuale realizzato dal governo di Seul riguarda il 2 per cento dei giovani sudcoreani compresi nella fascia 10-19 anni, cioè oltre 125mila adolescenti che avrebbero bisogno di un soccorso per curare la dipendenza. 

A parte le critiche, feroci e sarcastiche, che pullulano sui forum dei giocatori, a osteggiare le mosse governative ci sono tutte le più grandi società, convinte che l'altro inasprimento delle norme già in vigore metterebbe in ginocchio una delle più fiorenti industrie nazionali. “I nostri deputati sembrano non capire l'importanza del gioco per il paese e non si accorgono che aziende e sviluppatori hanno iniziato a chiudere per trasferirsi in altri paesi”, si legge in una nota della Digital Entertainment Association, che ha aperto una petizione online, firmata da oltre 253mila persone, per bloccare il disegno di legge. 

Punto-informatico.it



giovedì 12 dicembre 2013

Microsoft venderà i Nokia con Android?

Si torna a parlare dei famigerati terminali finlandesi basati sull'OS mobile di Google, e questa volta pare si tratti di qualcosa di più concreto di una semplice voce di corridoio.
 
Leggenda vuole che Nokia fosse al lavoro su nuovi telefonini basati su Android prima che il CEO Stephen Elop consegnasse la corporation anima e corpo a Microsoft sino alla definitiva acquisizione da parte di quest'ultima. Quel progetto è ancora in sviluppo sotto nuove spoglie, dicono le ultime indiscrezioni provenienti da anonimi insider della corporation finlandese. 

Nokia è ora un brand Microsoft a tutti gli effetti, ma questo non sarà apparentemente di ostacolo alla realizzazione di terminali Android che andranno a sostituire la linea a basso costo Asha: le succitate fonti anonime parlano di un dispositivo che risponde al nome in codice di Normandy e di un approccio simile a quello seguito da Amazon con i suoi gadget elettronici, con Nokia impegnata a personalizzare l'OS di Google e fornire agli utenti una libreria di app gestita e “curata” direttamente dall'azienda europea.

La serie di telefonini Asha continua a godere di significativa popolarità nei mercati emergenti, e l'abbandono del marchio a favore del brand principale (“Microsoft”) potrebbe secondo alcuni impattare in maniera sensibile (e non positiva) sulle vendite. 

Microsoft che si mette a vendere smartphone Android al posto dei Lumia con Windows Phone? è possibile, confermano le fonti di Nokia, e la recente acquisizione non dovrebbe avere particolari ripercussioni negative. 

Punto-Informatico.it

 

giovedì 5 dicembre 2013

2013 DollaroShop diventa Venditore Affidabilità TOP ebay

I venditori Affidabilità Top sono venditori PowerSeller che offrono costantemente un servizio eccellente ai loro clienti. Per diventare un venditore Affidabilità Top non è necessario avere un volume di vendite elevato. 


mercoledì 4 dicembre 2013

mercoledì 20 novembre 2013

Aspettando Xbox One

La nuova console Microsoft è quasi pronta al debutto e già fioccano recensioni e prove su strada. Redmond presenta il nuovo Bing "assistente personale" e Skype versione da salotto. Mentre i designer di XBone danno i voti alla PS4

La PS4 è arrivata sul mercato e ha fatto il botto , ora è (quasi) venuto il momento di Xbox One: la nuova console Microsoft è attesa al debutto per questo venerdì, il fatidico momento della verità che tutti aspettano per verificare quanto di buono ci sia in una macchina che l’azienda statunitense ha sempre classificato come sistema di intrattenimento integrato più che come una semplice console di videogiochi. 

Questa vocazione omnicomprensiva viene evidenziata in maniera marcata anche nelle recensioni in anteprima già presenti in Rete, dove si sottolinea con dovizia di particolari la possibilità di controllare una parte delle funzionalità della console tramite comandi vocali e l’interfaccia Kinect 2.0. L’interfaccia di Xbox One è poi tutta piastrelle esattamente come quella di Windows 8, e Microsoft ha curato in maniera particolare la gestione del multitasking così che l’utente possa passare da una delle app pensate per la suddetta interfaccia ai giochi installati sull’HDD del sistema, con una capatina alle videochiamate di Skype. 

Parlando di Skype, il client VoIP in versione Xbox One è stato ottimizzato per l’uso su una console da salotto e offre quindi un’esperienza diversa rispetto a quella disponibile con il software per computer. Anche Bing, spiega Microsoft, è stato dotato della capacità di riconoscere comandi (vocali) in tono colloquiale, e risulta ora più simile a un personal assistant sul genere di Apple Siri che a un semplice motore di ricerca tradizionale. 

Tra le funzionalità potenzialmente più bizzarre di Xbox One si sottolinea la disponibilità di una porta in ingresso HDMI , teoricamente in grado di gestire il segnale di un ulteriore console Xbox One dal dashboard di un Xbox One, oppiure i flussi video provenienti da Xbox 360, PS4, lettori Blu-ray e via di questo passo.
Una bizzarria che avrebbe potuto esserci e invece non c’è, è la capacità del nuovo controller di ” rilasciare odori ” in funzione dell gioco caricato su schermo. Una funzionalità che doveva esserci ed è stata al contrario posticipata al 2014 è lo streaming live del gameplay sul network di Twitch.tv. 

Passato lo scoglio della critica con qualche riserva – la console è ricca di possibilità ma costa troppo, Xbox Live Gold costa troppo e forse non vale la spesa, sono le principali critiche espresse – Xbox One deve ora passare l’esame che conta davvero e cioè quello degli utenti. Per ingannare l’attesa, i designer della nuova macchina Microsoft hanno espresso il loro personale giudizio sulla concorrenza : PS4 è troppo angolata, sostengono, mentre il controller è molto meglio della generazione precedente. 

E sempre parlando di PS4, Sony ha spiegato che il numero di unità interessate da problemi sono l’1 per cento di quelle sin qui vendute (quindi almeno 10.000 su 1 milione) e che la sostituzione delle macchine problematiche sarà immediata. Le analisi delle “interiora” della console hanno infine confermato come i costi di produzione siano inferiori rispetto al prezzo al pubblico – 381 dollari contro 399. 

Punto-Informatico.it

 

sabato 16 novembre 2013

Nail Lab, il programma di Real Time Nail Art


Nail Lab, il programma di Real Time con la Nail Artist Mikeligna
Come abbinare il colore dello smalto al rossetto, come realizzare un effeto animalier molto attuale, qual è il metodo migliore per limare le unghie e che solvente utilizzare: tutto questo e molto altro in Nail Lab, il programma di Real Time con Mikeligna, la Nail Artist più famosa del web: dal 16 novembre, ogni sabato alle ore 13:30, su REAL TIME Tra smalti, chiacchiere e asciugature ecco svelati i trucchi per fare di uno smalto un accessorio originale del quale non poter più fare a meno: torna con la seconda serie Nail Lab, il programma di Mikeligna, la nail artist più famosa del web, dal 16 novembre, ogni sabato alle ore 13:30, su REAL TIME. 



La protagonista del programma, Michela Parisi è una studentessa romana di Economia che dopo aver scoperto e seguito assiduamente il canale Youtube di Clio Make-Up ha deciso di aprirne uno dedicato alla sua vera passione: la "nail art". E' stato subito un successo: con oltre 10 milioni di visualizzazioni su youtube, è diventata la web tutor per la Nail Academy di Pupa e ha pubblicato un libro per Rizzoli. Nel corso delle puntate verrano svelati alcuni piccoli segreti per rendere glam le proprie nail art. Le donne potranno concedersi un momento di relax e prendersi cura di loro stesse nel salotto di "NAIL LAB", grazie a una serie di tutorial dedicati alla cura delle mani. Nella rubrica "Tutti mi chiedono..." si parlerà anche di manicure e Mikeligna mostrerà il metodo migliore per limare le unghie, che solvente utilizzare, come rinforzare le proprie unghie, come rimuovere lo smalto, come ammorbidire cuticule e pellicine per poi rimuoverle più facilmente. All'interno della rubrica anche tantissimi consigli di stile, come abbinare il colore dello smalto al rossetto o come realizzare un effeto animalier molto attuale.
Tvzap.kataweb.it


venerdì 15 novembre 2013

Snapchat e il ragazzo che ha detto no a Facebook

"Tre miliardi di dollari sono pochi per la mia App"
 
Evan Spiegel a ventitre anni ha rifiutato di vendere la sua applicazione di messaggi istantanei a Mark Zuckerberg nonostante l'offerta da capogiro. Ecco perché 

DUE anni fa, i compagni di classe alla Stanford University deridevano la sua velletaria idea di creare una nuova applicazione di messaggi istantanei. E chissà cosa avranno pensato ieri quando Evan Spiegel, ventritre anni appena compiuti, ha rifiutato di vendere la sua Snapchat a Facebook, il più diffuso social network al mondo, nonostante la stratosferica offerta di 3 miliardi di dollari. Snapchat fa gola ai colossi del web, lo vuole anche Google. Ma per ora non sembra è in vendita.

La notizia, rivelata dal Wall Street Journal, indubbiamente incuriosisce: cosa avrebbe  spinto Facebook a tentare quella che sarebbe stata l'acquisizione più costosa nella storia di Facebook, superando di gran lunga (il triplo) quella di Instagram, il social network per condividere le foto comprato un anno fa a "solo" 1 miliardo di dollari. E cosa rende così preziosa la compagnia creata dal giovane studente?  La differenza tecnica con gli altri sistemi di messaggio istantaneo è che con Snapchat si può selezionare la durata dei messaggi. Le foto e i video condivisi tramite l'applicazione infatti, hanno una scadenza e dopo un tempo prestabilito si cancellano automaticamente. 




Una trovata molto apprezzata dai teenager, che utilizzano la app per scambiarsi foto e messaggi divertenti o a sfondo sessuale (il cosiddetto sexting), senza lasciare traccia. Proprio quegli adoloscenti che, secondo le indagini di mercato, negli ultimi mesi sembrano essersi stancati di Facebook e stanno cercando nuovi social network. Ecco perché Mark Zuckerberg ha avvicinato il quasi coetaneo Evan proponendogli l'acquisizione. Ma oltre al genio informatico i due giovani in comune hanno anche il senso degli affari e una smisurata ambizione. Che ruota attorno a un numero preciso: 400 milioni, cioè il totale delle foto caricate su Facebook ogni giorno. Perché dovrei cedere Snapchat adesso che ha un traffico di circa 350 milioni - è la scommessa di Evan - quando potrei raggiungere quota 400 milioni e trattare in una posizione di forza con il colosso di Menlo Park? Un azzardo, certo, che tuttavia sembra funzionare.

E pensare che l'idea di Snapchat è frutto di un caso: due anni fa Evan stava lavorando insieme all'amico Bobby Murphy a una app da presentare come progetto per un esame. Una sera, un compagno di classe si stava lamentando con loro davanti al suo smartphone: "Vorrei che queste foto che sto inviando alla mia ragazza scomparissero". Pochi giorni dopo, nel settembre del 2011 era nata la prima versione di Snapchat: Picaboo. Nonostante lo scetticiscmo dei colleghi, due anni dopo l'applicazione creata da Spiegel nel soggiorno del padre, secondo i dati del Pew Research Centre, ha superato i cinque milioni di utenti al giorno ed è stata scaricata da almeno il 9% degli smartphone statunitensi, un quarto nella fascia di età più sensibile, cioè tra i 18 e i 29 anni.

Numeri che hanno suscitato l'interesse non solo di Facebook. Secondo alcune voci  del mondo degli affari riportate dal sito Valleywag, il sito di ecommerce cinese Tencent Holdings, avrebbe addirittura messo sul tavolo quattro miliardi di dollari. E dopo la porta chiusa in faccia a Zuckerberg, nelle trattative sarebbe entrata anche Google, quantomeno per infastidire i rivali di Facebook. Ma, almeno per quest'anno, ormai sembra difficile una svolta.


Repubblica.it


giovedì 7 novembre 2013

Nail Art, da Tokyo le tendenze più strane in fatto di unghie

Decorazioni, fumetti, cartoon. Alla Tokyo Nail Expo 2013 la creatività in materia di unghie supera se stessa con risultati a volte poco pratici, ma di certo strabilianti

Lastampa.it







domenica 3 novembre 2013

Le Unghie? Sono la mia tela (Mikeligna)

Le unghie? Sono la mia tela Tutti i segreti di Mikeligna la regina della nail art

Le mani dicono molto di una donna. E le unghie sono una tela perfetta per esprimere la propria creatività. Lo sa bene Michela Parisi, in arte Mikeligna, che ha conquistato milioni di followers su YouTube grazie al suo canale specializzato in tutorial dedicati all’arte della decorazione delle unghie. E sarà proprio lei a salire in cattedra per il nuovo corso di Komax: “Mikeligna’s Nail World".

Com'è nata la sua passione per la cura delle mani e il make up? E l'idea di un canale Youtube?
 
“La passione per il mondo del beauty è nata da una critica: fino a circa 4 anni fa non sapevo truccarmi e un giorno mio padre mi fece notare come la linea di eyeliner applicata grossolanamente mi chiudesse lo sguardo. Così mi rivolsi al web per cercare nozioni al riguardo e mi sono imbattuta nei video di ClioMakeUp! Mi iscrissi a Youtube solo per avere la possibilità di commentare i suoi video e poterle fare i complimenti, non avrei mai pensato di fare io dei video. Da lì ho scoperto i tutorial di nail art ed è stato amore. Ho cominciato a sperimentare su di me e per quanto “pasticciassi” mi piacevano e mi divertivo. Nel frattempo è nata in me la voglia di far parte attivamente di quel mondo. Ed eccomi qui”.

Dal web alla tv e ora nell'aula di Komax. Cos’è cambiato nella sua vita?
 
“A dire la verità ancora oggi devo fermarmi a riflettere per mettere a fuoco tutto perché è incredibile! Sono partita facendo video nella mia cameretta, mi sono trovata poi a collaborare con grandi marchi italiani come Pupa Milano, a scrivere un libro per Rizzoli, il programma in tv ed ora a trasmettere le mie conoscenze in un'aula. La mia vita è cambiata molto perché finora il mio lavoro era tra i numeri, lavoravo come impiegata e nel tempo libero mi dedicavo alla mia passione: la cura delle unghie. Tutto questo seguito mi ha dato la forza di provare a inseguire i miei sogni e vivere al 100% le mie passioni tanto da diventare onicotecnica a tempo pieno”.

Prima di lei, in Italia, non c'erano molte altre guru specializzate in nail art. Si può dire che lei abbia aperto un capitolo nuovo in fatto di bellezza...
 
“è vero, in quei periodi seguivo principalmente tutorialist straniere proprio perché in Italia eravamo in poche, soprattutto su Youtube. Non so se si possa dire che io abbia aperto un nuovo capitolo però, se sono riuscita a contribuire a far diffondere la cultura delle mani curate e decorate, ne sono davvero molto felice. Finora la nail art era molto legata alla ricostruzione, ma si possono decorare tranquillamente anche le unghie naturali con ottimi risultati”.

Nei tutorial sul web i suoi interlocutori sono virtuali. Cosa cambia nel ruolo di un insegnante a tutti gli effetti?
 
“Io ho seguito e seguo molti corsi, così come seguo tantissimi tutorial sul web, e so che un video non può sostituire un corso. I video sono utilissimi soprattutto per chi ha già buone basi, ma essere in aula con l'insegnante è diverso perché c'è un'interazione immediata. Ma soprattutto si ha la possibilità di essere seguiti e corretti al momento della pratica”.

Quali sono gli errori più frequenti in fatto di nail art?
 
“In genere molti errori partono dalla preparazione stessa dell'unghia, che è la nostra tela, ed è per questo che nel corso “Mikeligna’s Nail World” di Komax ho deciso di inserire argomenti che in genere non vengono trattati nei corsi di nail art, ma che invece trovo siano basilari, come l'abc sulle unghie per sapere come è fatta l'unghia e come lavorare nel suo rispetto, o ancora come prepararla allo smalto. Per quanto riguarda la mera nail art, spesso si possono compiere errori dovuti alla mancanza di informazioni di base: dal posizionamento scorretto del decoro al tratto imperfetto, causato da un'impugnatura sbagliata del pennello”.

Quali i suggerimenti che le vengono più richiesti?
 
“In genere i suggerimenti più frequenti riguardano le tecniche più conosciute. Mi capita di trovare commenti in cui mi viene detto che dal video sembra tutto semplice ma che poi, replicando a casa l’esperimento, non si hanno gli stessi risultati. Dal video posso spiegare come si realizza un decoro, ma poi non sono fisicamente accanto alla persona per capire dov'è l'errore”.

Quanto conta la cura delle mani in una donna?
 
“Molto. Le mani sono il nostro biglietto da visita, soprattutto nell'attuale società dove l'aspetto estetico conta. Avere mani curate ci rende curate e pulite agli occhi degli altri persone. Nelle donne sicuramente danno anche un tocco di femminilità in più”.

La nail art può essere definita una tecnica alla portata di tutti o richiede una preparazione specifica?
 
“è assolutamente alla portata di tutti per svariati motivi: quando si è alle prime armi tutti dobbiamo imparare e se c'è passione, con un po' di impegno e pratica, la tecnica col tempo migliora. Per fare nail art non è necessario disegnare draghi volanti sulle proprie unghie, basta anche uno strass per dare un punto luce e impreziosire così la propria manicure”.

Quali sono le ultime tendenze in fatto di unghie per questa stagione?
 
In questo periodo per quanto riguarda la forma sta andando molto la “mandorla”, una forma che ricorda proprio il frutto al quale si riferisce e che, nel suo essere così tonda, sta bene un po' a tutte le mani. Uno dei colori must sarà il blu. L'accent manicure, ovvero decorare solo anulare e pollice, è sempre più di tendenza perché risulta molto fine e per quanto riguarda i decori, io dico sempre che la nail art deve parlare di noi… quindi quella è rimandata al gusto personale”.

ilgiorno.it



giovedì 31 ottobre 2013

Il garage di Steve Jobs diventa dimora storica

Il luogo dove venne fondata Apple trasformato in patrimonio preservato dalla contea di Santa Clara. Che si impegnerà a preservarne intatto lo stato in memoria dello scomparso CEO
 
Un nuovo pezzo di storia, imprevisto ma guadagnato sul campo, riempirà le future guide turistiche di Los Altos, località californiana della contea di Santa Clara nota al grande pubblico per essere vicina alla sede di Facebook, LinkedIn, HP e tante altre aziende IT. 

D’ora in avanti lo sarà molto di più grazie a una casa: l’indirizzo è 2066 Crist Drive e l’immagine è quella di una dimora distribuita su un piano con la serranda abbassata del garage in grande evidenza. Una dimora normale ma non comune, perché è stata la casa da Steve Jobs. Il luogo dove si sono consumati i primi vagiti di quello che sarebbe poi diventato il brand numero uno al mondo. Un luogo dove sembra che il tempo si sia fermato, tanto che Marilyn Jobs , matrigna dell’adottato Steve, ci abita ancora. Costruita nel 1952, dal 1968 fu la dimora dei coniugi Jobs : una casa normale ma non comune, perché ora è parte integrante del patrimonio storico della città di Palo Alto .

Una decisione votata all’unanimità dalla Los Altos Historical Commission , che completando l’iter biennale assicura di mantenere la casa così come era all’epoca. Ciò significa che qualsiasi ristrutturazione o piano per cambiarne il volto dovrà essere valutato e avere l’ autorizzazione dalla Commissione. Neanche Patricia Jobs, sorellastra di Steve e attuale proprietaria dell’immobile, potrà effettuare variazioni a piacimento, anche se è ancora in tempo per presentare ricorso contro la decisione assunta dalla Commissione. Uno scenario improbabile, considerato che la donna non ha finora sollevato obiezioni in merito. 

 
Patricia era una bambina quando nel 1976 il fratello Steve e il socio d’affare Steve Wozniak programmarono di cambiare il futuro attraverso i computer. La storia narra che i due si dividevano tra il garage e la stanza da letto di casa Jobs (con buona pace di Woz, che insiste nell’indicare la sua camera da letto come primo quartier generale della Mela) per realizzare i primi cinquanta esemplari dell’Apple I ; un progetto impegnativo per i due, che si servirono così dell’aiuto dei figli dei vicini e della piccola Patti. Nel salotto di casa il rampante Jobs ha ricevuto i primi investitori, gente come Chuck Peddle di Commodore, o Don Valentino di Sequoia Capital. Nel garage, invece, il 1 aprile 1976 sarebbe stato sancito il patto per fondare la Apple, che qualche mese più tardi avrebbe trasferito la sede a Cupertino. 
 
“Questi eventi significativi donano lustro alla casa e alla comunità di Palo Alto” ha scritto il commissario Sapna Marfatia nella relazione finale a proposito del luogo, per poi elogiare la figura di Jobs “considerato da tutti un genio che, mescolando tecnologia e creatività, è stato capace di seguire le proprie idee inventando e commercializzando prodotti che hanno cambiato le dinamiche di molti settori”. Per questo, per la comunità di Palo Alto “è doveroso mantenere vivo il suo ricordo e farlo conoscere alle future generazioni”.
Oltre a libri e dispositivi, quindi, per immaginare chi è stato e cosa ha realizzato Steve Jobs, i posteri potranno contare anche sulla casa. Una dimora normale ma non comune, davanti alla quale da tanti anni ormai ogni mattina si forma una composta e silenziosa fila di persone per rendere omaggio al mito di Steve Jobs. 

Punto-Informatico.it



Post più recente

Olimpiadi: Quali Paesi Vincono più Medaglie d'Oro per Abitante?

  Ecco la classifica delle prime 30 nazioni per numero di ori vinti nelle Olimpiadi estive, ordinata per ori per milione di abitanti: Ungher...