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lunedì 30 dicembre 2019

🎬 Capodanno con Zalone - Tolo Tolo dopo la mezzanotte

Checco Zalone, nuovo film Tolo Tolo a Capodanno nei The Space Cinema | 1 gennaio 2020

Quest’anno c’è una voce in più nel menù della notte di Capodanno: a partire dalle 00:05 in tutti i The Space Cinema d’Italia partirà la proiezione di Tolo Tolo, il nuovo film di Checco Zalone, in uscita dal 1 gennaio 2020.   
Un attesissimo ritorno sul grande schermo, quello del comico pugliese, che dopo quattro anni da Quo Vado? (2016) è protagonista – e questa volta, anche regista – della storia che affronta, in pieno ‘stile Zalone’, le tematiche legate a immigrazione e integrazione. Tolo Tolo è il quinto film di Checco, artista capace di fare registrare incassi da record fin da Cado dalle Nubi (2009). 
Per l’arrivo in sala del nuovo lavoro di Luca Medici (Zalone all’anagrafe), The Space Cinema offre al pubblico la possibilità di festeggiare il capodanno in sala e, ai fan, l’occasione per vedere prima di tutti Tolo Tolo. L’appuntamento è in tutte le sale del circuito a partire dalle 00:05 ed è già possibile prenotare il proprio posto in sala.


Potrebbe interessarti: http://www.romatoday.it/eventi/checco-zalone-nuovo-film-the-space-cinema-capodanno.html

giovedì 26 dicembre 2019

🥂 Con quale Champagne brinderemo a Capodanno ?

Non è un bel momento per lo Champagne in Italia con i consumi in pratica dimezzati rispetto a pochi anni fa. I dati che leggiamo sui numeri del vino fotografano una situazione piuttosto chiara ed evidenziano che la maggior parte delle bottiglie se ne vanno in feste e festicciole e che queste sono sempre più rare in tempi di PIL che va giù. Ergo, la grande o relativamente grande richiesta e visibilità di tanti produttori piccoli e “artigianali” non si riflette in aumenti di consumo tali da pareggiare le perdite del mass market.
Al di fuori dell’Italia 305 milioni di bottiglie viaggiano sempre più verso USA, Giappone e Australia. Una interessantissima TopTen 2013 dei marchi più diffusi al mondo è stata pubblicata dal magazine The drink business e non è così ingessata come si potrebbe pensare. Diamole insieme un’occhiata. N.b.: le percentuali si riferiscono ai volumi di vendita rispetto al 2012. 


10. Canard-Duchêne: 4.000.038 bottiglie, +8,2%
Semisconosciuta in Italia dove solo di recente Balan ha cominciato a distribuirla con ottimi riscontri iniziali, è da sempre di proprietà della famiglia Thienot. Nota in patria soprattutto per la serie “de prestige” denominata Charles VII, ha avuto una impennata nelle vendite da quando ha deciso di investire in una immagine più green (incluso uno Champagne completamente biologico).


9. Lanson: 4.320.000 bottiglie, +6.8%
Gli alfieri del rifiuto ostinato della malolattica viaggiano piuttosto bene dopo anni non facilissimi e hanno cominciato esperimenti interessanti sull’affinamento dei vini in legno. Da 26 anni sponsorizza con parecchio successo Wimbledon.


8 . Pommery: 4.920.000 bottiglie, -10% 
Grande e grandissima maison che in Italia sta lavorando benissimo in HoReCa, un po’ meno in GDO. Di nuovo, all’orizzonte si staglia la nuova annata (l’attesa 2003) del cru “cittadino” di Reims  Les Clos Pompadour. Dopo i 2003 di Krug e Dom Perignon pare che questo millesimo non sia più un tabù e chi ha prodotti di livello si prepara a rilasciarli. Staremo a vedere!


7. Piper Heidsieck: 4.430.592 bottiglie +2.9%
Tra le grandi, di certo è quella che ha intrapreso il rinnovamento più grosso e potenzialmente interessante anche se i risultati non si vedranno prima di qualche anno. Régis Camus in cantina ha realizzato nuovi prodotti di più alta qualità e la gestione coordinata con l’altro Heidsieck, Charles, rende possibili cuvée molto interessanti. Se siete habituée della Croisette, l’avrete sicuramente incontrato a Cannes di recente.


6. Taittinger: 5.664.000 bottiglie +1,3%
Lo champagne con cui avrebbe dovuto brindare la Germania agli scorsi mondiali (poi si sa è finita a birra) mette a segno una bella prestazione. Sempre validissima come Maison nel suo complesso con la Comtes de Champagne 2002 attualmente sul mercato che desta meraviglia più alcune chicche come il dolce Nocturne e la bizzarra Folies de la Marqueterie a titillare gli appassionati di rarità.


5. Laurent Perrier: 7.008.000 bottiglie +0,1%
Altra maison che va sul verde, anzi floreale, per le sue sponsorizzazioni stravaganti come il Flower Show di Chelsea e una serie di immagini bucoliche molto azzeccate. La serie Grand Siècle negli ultimi anni sta conquistando sempre più appassionati e tecnici, complici le grandi annate in assemblaggio.


4. Mumm: 7.488.000 bottiglie -6%
La mitica casa degli avventurieri e dei piloti, famosa per ricercare l’eleganza mascolina della Champagne, ha intrapreso un percorso di grande miglioramento di tutto il lavoro in vigna e cantina con l’arrivo del fenomenale chef de cave Didier Mariotti. Continua la sponsorizzazione della Formula 1 e la grande cura di mercati emergenti come Brasile, Cina e India.


3. Nicolas Feuillatte: 9.876.000 bottiglie, +8,2%
Il balzo dal 2012 è impressionante ma è un trend che dura ormai da parecchi anni. Nonostante il mercato principale sia la GDO e su fascia medio bassa (il 40% del totale venduto in Francia, il loro mercato principale) i profitti sono notevoli e tutti i soci conferitori sono al settimo cielo tanto da sottoscrivere felici la decisione di costruire nuovi uffici in sostituzione degli attuali che già sono abbastanza impressionanti per dimensioni.


2. Veuve Clicquot: 17.400.000 -1,6%
Tra le più attive per le iniziative di sponsorizzazione e di ricerca (ci ricordiamo tutti l’immersione di un centinaio di Yellow Label e millesimati sotto il Baltico di qualche mese fa), Veuve-Clicquot ha investito di recente moltissimo nel lancio (e c’eravamo) della serie Cave Privèe, una serie di vecchi millesimi davvero impressionanti per qualità e stato di conservazione. Un brand sempre in vista e sempre più cool, basti pensare alla finta operazione russa di marketing dello Champagne in pasticche solubili che pur non essendo autorizzata dalla Maison ha regalato una visibilità incredibile al brand per un paio di settimane sul web.


1. Moet et Chandon: 28.980.000 +3,2%
Numeri monstre per la regina indiscussa e irraggiungibile che si avvicina al traguardo incredibile delle 30 milioni di bottiglie. Anche qui se da un lato si coltivano i prodotti modaioli e discutibili come il Moet Ice da bere con il ghiaccio e popcorn al tartufo marchiati Moet per abbinamenti “perfetti” con la bollicina, dall’altro si prendono molto seriamente le istanze della grande cucina come la recente collaborazione con il tristellato chef  Yannick Alléno. Anche sul fronte testimonial la maison dimostra la sua grandeur: non si sono ancora spenti i fasti della campagna con Scarlett Johansson che già furoreggiavano i poster con Roger Federer: chi saranno i prossimi?


fonte: intravino.com

lunedì 16 dicembre 2019

Che cos’è uno ionizzatore d’aria?

Uno ione è un atomo cui sono stati strappati o aggiunti uno o più elettroni. Nel secondo caso, si ha uno ione negativo. Quando si parla di ioni in relazione all’aria, in particolare, ci si...

Uno ione è un atomo cui sono stati strappati o aggiunti uno o più elettroni. Nel secondo caso, si ha uno ione negativo. Quando si parla di ioni in relazione all’aria, in particolare, ci si riferisce a ioni ossigeno negativi. Poiché i raggi solari ultravioletti e i fulmini ionizzano gli atomi di ossigeno, l’aria aperta contiene una quantità di ioni negativi variabile fra i mille e i 4 mila per centimetro cubo. Lo ionizzatore in sé è un circuito elettrico che mette a contatto gli atomi dell’atmosfera con un’altissima tensione (circa 10-15 mila volt). L’aria che esce dallo ionizzatore è quindi ricca di ioni. Ionizzare l’aria di un ambiente contribuisce a renderla più pulita: gli ioni negativi, infatti, si legano alle particelle in sospensione nell’aria (polveri, aromi, fumo, pollini e batteri) e le caricano elettrostaticamente. Di conseguenza la polvere tenderà a legarsi alle superfici che incontra (le pareti della stanza, per esempio) anziché svolazzare. In teoria le persone allergiche dovrebbero risentire un netto beneficio dall’utilizzo di uno ionizzatore, ma non tutte le ricerche al riguardo sono concordi.

fonte: focus.it

mercoledì 11 dicembre 2019

🎾 Nastro antiscivolo per il manico della racchetta da TENNIS

Trovare il giusto grip per la nostra racchetta da tennis non è sempre un compito facile. L’ overgrip o il nastro perfetto richiede infatti un buon bilanciamento tra confort, aderenza, spessore e durata. 


L’importanza dell’grip è infatti spesso sottovalutata dai giocatori amatoriali, mentre i professionisti usano overgrip professionali ed adatti alle loro esigenze e li cambiano più volte durante un incontro.
Come giocatore di tennis, le tue attrezzature sono spesso la chiave per il successo in campo. Avere un grip adeguato non solo migliora il gioco, ma aiuta anche a prevenire le lesioni. Ci sono un vasto numero di grip sul mercato da poter scegliere. Ho selezionato per te i migliori grip e over grip che ci sono per permetterti di ottenere le migliori prestazioni in campo.

venerdì 6 dicembre 2019

🌽 Pipa in pannocchia - Corn Cob Pipes

Corn Cob Pipes, ovvero le pipe di pannocchia
Ogni fumatore di pipa si sarà imbattuto almeno una volta nelle Corn Cob Pipes: vendute presso molti tabaccai e onnipresenti online, queste pipe americane sono entrate nell’immaginario collettivo, che le associa a personaggi storici del calibro del generale Mac Arthur, a personaggi di fantasia come Braccio di Ferro, ma anche a non meglio identificati contadini statunitensi.
Nel 1869, infatti, Henry Tibbe, un falegname di origine olandese, iniziò a produrre pipe in pannocchia. Stando alle cronache, un contadino locale costruì una pipa di fortuna, ricavandola da una pannocchia di granturco, e gli piacque così tanto da chiedere a Tibbe di costruirgliene altre, adoperando il suo tornio. Il falegname acconsentí e, siccome il contadino si era detto molto soddisfatto del risultato, cominciò a fabbricarne e proporne alcune anche nel suo negozio. Le pipe di pannocchia riscossero subito un notevole successo e, ben presto, Tibbe si trovò a trascorrere più tempo a fabbricare pipe che a lavorare il legno: decise così di impegnarsi unicamente in questa attività.

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lunedì 2 dicembre 2019

Pipa in schiuma di mare

La schiuma di mare è generalmente nota come la "dea bianca" e i suoi ammiratori enfatizzano in modo particolare la sua resa.


La Schiuma di Mare è composta da silicato idrato di magnesio (denominato scientificamente sepiolite) che si trova in Turchia e Tanzania.

La sua origine è incerta, ma si presume che l’acqua calcarea dei fiumi abbia eroso i sassi magnesiaci e depositato il fango formatosi.

Possibili mutamenti geologici avrebbero determinato il cambiamento del corso del fiume lasciando dietro di sé, a una profondità tra i quaranta e gli ottanta metri, i depositi alluvionali che sarebbero poi stati pressati in blocchi in seguito alla pressione esercitata dalle masse tettoniche sovrastanti.

Se da un lato esistono innumerevoli leggende sulla data di nascita della prima pipa ricavata da questo materiale particolarmente leggero, dall’altro lato è certo che le prime pipe di schiuma di mare europee sono state fabbricate in Ungheria e importate da alcuni aristocratici a Vienna, dove si sviluppò un centro di lavorazione di schiuma di mare.

Intorno al 1870 oltre duecento aziende situate nella capitale austriaca producevano pipe di silicato idrato di magnesio e il termine "schiuma di Vienna” venne introdotto nella letteratura sulle pipe.

La migliore schiuma di mare impiegata nella lavorazione delle pipe è quella a blocchi proveniente dalla Turchia.

Il materiale originario della Tanzania è geologicamente molto più giovane di quello turco e non conferisce la stessa resa e non presenta nemmeno lo stesso colore veramente bianco di cui è invece dotato quello turco, estratto prevalentemente nella regione circostante Eskisehir.

Per le pipe a basso prezzo si fa anche ricorso alla schiuma pressata composta da cascami di schiuma tenuti insieme dalla pressione esercitata e dal legante.

La qualità inferiore è costituita dalla schiuma di mare di massa che consiste anche di cascami, ma contrariamente a quanto poc’anzi illustrato, essi vengono macinati in poltiglia che, una volta aggiunta acqua, silicato di potassio e sali di potassio, viene bollita ai fini della lavorazione.

Le pipe in schiuma di mare a blocchi, vengono solitamente realizzate al tornio.

Dapprima i blocchi vengono tagliati nella giusta dimensione, ammorbiditi nell’acqua e infine, ancora umidi, torniti e forati e spesso vi vengono applicate delle opere d’intaglio oppure degli ornamenti.

Mentre in passato si intingevano le teste tornite oppure scolpite nel bianco di balena, oggi le si intinge invece nella cera bianca schiarita.

Le pipe di schiuma hanno conquistato molti fumatori perché non necessitano del rodaggio, non subiscono bruciature e consentono al tabacco di conservare il suo aroma.

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